L’utilizzo dei recenti rialzi dei tassi operato dalle banche centrali per contrastare l’inflazione, comporta un’inevitabile effetto deflattivo anche sul mercato immobiliare.
Nelle dinamiche di tali valutazioni infatti, va considerato l’impatto sul minore capitale finanziabile tramite un mutuo: se un anno fa l’importo relativo ad una rata base di 520 euro mensili di un mutuo trentennale corrispondeva un possibile finanziamento di 200 mila euro, ad oggi tale cifra si riduce a 150 mila.
E’ quindi inevitabile un riflesso sui valori degli immobili in vendita che, dovendo confrontarsi con un diverso livello di potenziali acquirenti, dovranno subire una contrazione per poter consentire la conclusione dell’operazione. Sebbene il settore immobiliare si possa dimostrare molto inerziale, recependo i segnali economici con discreto ritardo, è lecito supporre che il trend a breve risentirà di tale involuzione. Sicuramente gli immobili che potranno disporre di caratteristiche maggiormente ambite risentiranno in misura minore di altri e questo andrà a determinare un ulteriore divario di prezzi tra immobili di qualità e quelli meno interessanti.
Ma i rialzi dei tassi hanno conseguenze anche sulle richieste dei mutui che, malgrado le misure addottate tramite i Fondi di Garanzia statali, hanno rimarcato un notevole calo a scapito delle richieste aumentate di prestiti personali; si potrebbe pensare ad una tendenza generalizzata ad abbandonare l’idea dell’investimento immobiliare in favore di altri beni di largo consumo.
In un contesto simile, anticipare i tempi risulta determinante. Considerando infatti il probabile ridimensionamento dei valori immobiliari nel breve termine, diventa opportuno individuare gli adeguati strumenti in grado di fornire il livello di qualità per superare questa nuova sfida e quindi riuscire a predisporre per tempo le basi di una vendita ottimizzando tempi e realizzi.